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Lo sciopero generale di giovedì 8 marzo 2018 “sciopero globale delle donne”

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Il sindacato Cobas del Lavoro Privato ha indetto uno sciopero generale di 24 ore per giovedì 8 marzo, in sostegno dello “sciopero globale delle donne” organizzato in Italia dal movimento femminista Non una di meno contro la violenza maschile, la violenza economica, la precarietà e le discriminazioni di genere. Lo sciopero riguarderà tutte le lavoratrici e i lavoratori e potrebbe causare alcuni disagi soprattutto nel trasporto pubblico: con modalità e orari diversi, infatti, potrebbero astenersi dal lavoro i dipendenti delle società di trasporto locale e nazionale. In tutta Italia ci saranno manifestazioni e cortei. Durerà 24 ore e potrebbe causare disagi al trasporto pubblico locale e nazionale.
È passato quasi un anno e mezzo dal giorno dell’irruzione sulla scena pubblica di questo nuovo movimento femminista. Era il 25 novembre 2016, il giorno contro la violenza sulle donne, quando in più di 200mila hanno attraversato le strade di Roma per gridare contro ogni forma di violenza di genere. Quella è stata la scintilla, capace di generare, lo scorso 8 marzo, il primo sciopero femminista nazionale che ha visto lavoratrici, casalinghe e precarie incrociare le braccia e scendere nelle principali piazze italiane. “Anche quest’anno le nostre vite non sono valse molto, anche quest’anno non è stato riconosciuto il nostro valore, quindi anche quest’anno per un giorno sceglieremo di non produrre”, racconta Elena Fusarpoli, attivista milanese di NUDM. Un movimento che, mentre l’anno scorso aveva riempito solo le piazze delle principali città italiane tra cui Torino, Roma, Napoli e Milano, quest’anno mostra la sua anima più capillare e distribuita sul territorio, organizzandosi in più di 70 cortei in altrettante città italiane.
Una settantina di città in cui le donne manifesteranno in contemporanea alle piazze di oltre 70 paesi al mondo, al grido di #WeToogether. “Il movimento è cresciuto – continua l’attivista – alle assemblee milanesi non siamo mai meno di 90, a quelle nazionali solo le delegate sono più di 500. La nostra rete è fatta di associazioni, maestre in sciopero, case di accoglienza per donne maltrattate, ma anche donne comuni che vogliono vedere il loro valore riconosciuto”. Infatti, secondo le femministe, qualunque donna il prossimo 8 marzo può unirsi al movimento. “Non fare la spesa e non svolgere alcun lavoro domestico – si legge sul vademecum dello sciopero femminista – non andare al lavoro, metti la risposta automatica alla tua mail rendendoti indisponibile per un giorno, chiedi un permesso per donare il sangue o datti malata, esponi fuori dal tuo posto di lavoro o dalla tua casa una bandiera #iosciopero”.
“La marea femminista”, dicono, “continua ad avanzare e lo fa stringendo in mano il Piano femminista contro la violenza di genere”, ovvero il risultato di un anno di lavoro, 5 assemblee nazionali e 9 tavoli tematici. Un programma chiaro che vede tra i suoi punti riportare l’educazione sessuale nelle scuole e la richiesta di Centri antiviolenza gratuiti e laici, ma anche la lotta contro lo sfruttamento, le molestie e le discriminazioni sul luogo di lavoro. “A Milano, la rete Non una di meno punta il dito contro la precarietà e le discriminazioni sul luogo lavoro – continua Elena Fusarpoli – Uno dei nove punti del Piano femminista, infatti, è chiedere un reddito di autodeterminazione come strumento di contrasto alla lotta di genere. Non avere un’autonomia economica, infatti, è spesso una condizione che mette in scacco la donna e la fa essere vittima del ricatto della violenza maschiale”. A Roma, invece, le attiviste hanno manifestato davanti al Policlinico Umberto I “per denunciare la grave carenza strutturale dell’ospedale, che con la chiusura dello storico ‘repartino’ per l’interruzione volontaria di gravidanza mette a rischio la salute delle donne”, raccontano le attiviste sui social. L’obiettivo del prossimo 8 marzo, quindi, sarà proprio diffondere e iniziare a trovare gli strumenti per applicare questo piano femminista. “Grideremo a tutto il mondo che non siamo il campo di battaglia né il programma elettorale di nessuno – chiudono le attiviste – Abbiamo un piano per riprenderci ciò che vogliamo. E l’8 marzo occuperemo lo spazio pubblico per riaffermare la nostra autonomia e forza politica”.

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