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Ciao “Zio” Antonio

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A qualche giorno dalla tua morte sento di darti queste mie parole, perché fai parte di quella schiera di uomini e donne ai più sconosciuti che nel corso della storia della umanità hanno provato a cambiare radicalmente lo stato di cose presenti, e meritano di essere ricordati. ANTONIO RANIERI, molti che mi leggeranno, anche nella nostra Taranto, non sanno neanche chi era quest'uomo, perché non era “famoso”, non aveva le prime pagine dei giornali, ma aveva gli occhi e la schiena dritti: mai un passo indietro. Certamente eri un punto di riferimento per i tuoi colleghi di lavoro e per la gente di Paolo VI° (quartiere ghetto) ed in particolare delle cosiddette “case bianche” (ghetto del ghetto). Già solo per questa tua collocazione i noti benpensanti, quelli che in nome del profitto ammazzano inquinano e devastano, con la loro faccia di culo e senza vergogna ti “giudicavano” dall'alto in basso, con la puzza al naso. Ancora di più se sapevano che per un periodo della tua vita sei stato un “illegale” (così come la mia generazione ti avrebbe chiamato) ed hai avuto a che fare con la “giustizia”: ma come si fa a non essere “illegali” quando si nasce e si cresce nel ghetto del ghetto delle città del nostro sud? E ancora peggiore era il giudizio di questi benpensanti quando non solo sei stato un “illegale”, ma hai deciso di schierarti dalla parte della tua e della nostra gente, quella che quotidianamente subisce le angherie di questo sistema, dando tutto te stesso a tuo modo per cambiare questa società di merda. Ricordo quando ci siamo incontrati quasi una quindicina di anni fa e sei entrato nei Cobas. Ti sentivi rinato (e quante volte me lo hai detto), dopo le delusioni, le amarezze e la rabbia che ti avevano dato i tradimenti del pci e delle sue derive. Hai ripreso a darti da fare per quello che il tuo fisico ti permetteva. Da subito nei Cobas e sul tuo luogo di lavoro (part-time a 3 ore da pulitore nelle scuole) per riprenderti la tua dignità di lavoratore. Sempre presente ed in prima linea alle riunioni, alle manifestazioni, ai blocchi stradali contro i licenziamenti e per la stabilità e congruità del posto di lavoro. Certo non parlavi moltissimo, forse anche perché per chi nasce nel ghetto del ghetto del nostro sud troppo spesso è un lusso studiare anche il minimo in quanto sin da ragazzini bisogna “portare il pane a casa”. Ma come ti facevi capire quando parlavi anche nel tuo dialetto strettissimo (patrimonio culturale che si sta disperdendo!) che a molti dei più giovani faceva anche sorridere bonariamente e ci scherzavamo su. Non parlavi moltissimo ma ti davi tantissimo da fare. E non solo nei Cobas. Sempre presente a modo tuo, se fisicamente reggevi, per dimostrare in manifestazione il tuo viscerale antifascismo, o che si trattasse di Palestina, o dei nostri arresti etc. etc..E poi l'altra tua esperienza estremamente significativa: insieme ad altri compagni dei Cobas, ad altri compagni e a ragazzi del quartiere hai fondato il “Comitato di quartiere Paolo VI” la cui sede peraltro è alle “case bianche” a pochissimi metri da casa tua. Esperienza molto bella e significativa che ti gratificava moltissimo per tutto quello che in questi anni ha saputo fare per la vivibilità del quartiere e per riprendersi dal basso i propri diritti negati: dalla riattivazione in autogestione di una piazzetta lasciata all'abbandono ed oggi a disposizione per i bambini del quartiere ed auto intitolata a Carlo Giuliani, allo sportello per l'acqua bene comune, passando per tante e tante iniziative. Burbero ma dal cuore d'oro sempre pronto a metterti a disposizione: un vero e proprio personaggio, anzi persona vera e verace, da amare e rispettare per chi ha avuto la fortuna, come me, di conoscerlo a fondo.

Insomma sei stato uno sempre “contro”, allergico ai compromessi e che lo Stato lo ha conosciuto solo per essere represso e “condannato” e per questo sei odiato di benpensanti ed amato da tutti noi. Pensa un pò: abitante del quartiere ghetto, “illegale” e pure comunista! Che differenza etica c'è fra te e quelli come te e tutti quei porci che ammazzano e devastano in nome dei loro luridi interessi che magari si permettevano pure di giudicarti: quanto mancherai alla tua famiglia, a tua moglie, ai tuoi figli, ai tuoi nipoti e a tutte/i noi!

Ciao Antonio Ranieri, per tutte/i, anche per quelli più grandi dei tuoi 61 anni, “ZIO ANTONIO” come forma di assoluto rispetto verso chi come te, pur senza avere i riflettori addosso, tanto si è speso per cambiare la propria e l'altrui condizione, per una società giusta e senza padroni.

E che le nostre lacrime possano fare in modo che la terra ti sia lieve!

Salvatore Stasi