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Coronavirus: le responsabilità delle associazioni che gestiscono il 118

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ll Sindacato Cobas denuncia le responsabilità delle associazioni che gestiscono il 118 sui problemi denunciati nei giorni scorsi e non risolti.
Abbiamo il rischio concreto di altri contagi per il comportamento non del virus ma di persone in carne ed ossa.
L’equipaggio del servizio 118 è composto da medici ed infermieri dell’Asl, dipendenti delle associazioni e cosiddetti volontari delle stesse associazioni che percepiscono un cosiddetto rimborso per turni spesso e volentieri di 12 ore.
Insomma, uno schifo che doveva essere cancellato da anni ma che ancora persiste a causa soprattutto degli interessi economici che muove.
I volontari non hanno alcun tipo di tutela nel caso in cui dovessero contrarre il covid-19 o altre malattie.
Oltre ai volontari ci sono disparità contrattuali tra i dipendenti stessi delle associazioni, poiché ci sono alcuni assunti full-time ed altri part-time.
Nessuno percepisce alcun tipo di indennità di rischio per il lavoro che svolgono.
Come si può pretendere una certa professionalità se ancora oggi ci sono queste disparità e non è riconosciuta la figura dell’autista-soccorritore?
Il Cobas denuncia che l’emergenza covid-19 ha portato ad utilizzare i famosi DPI supplementari che vengono consegnati con il contagocce e qualcuno spesso impone di riutilizzare e “disinfettare” i suddetti.
I lavoratori dovrebbero utilizzare tutti i Dpi e non solo le mascherine ad ogni evento poiché potrebbero incorrere, come già successo, in pazienti positivi ed asintomatici che però chiamano per altre patologie.
I Dpi dovrebbero essere certificati CE con relativi campi di utilizzo ma stranamente un giorno distribuiscono quelli certificati, il giorno dopo danno quelli in TNT trasparente (che non sono contro il rischio biologico).
Il giorno dopo ancora danno dei sacchetti per la spazzatura, opportunamente tagliati e ricuciti a forma di calzare, che sono anche pericolosi per la nostra incolumità poiché molto scivolosi.
In tutto questo periodo di emergenza i responsabili delle associazioni non hanno provveduto ad effettuare dei corsi per la vestizione/svestizione.
Solo da qualche giorno hanno inviato ai lavoratori dei video presi da you tube.
La sanificazione dei mezzi e del personale viene affidata al volontario preposto al recupero dei presidi che però non ha svolto nessun corso.
Di conseguenza non è abilitato a fare quel servizio poiché non conosce il prodotto che utilizza, i campi d’azione, i tempi di pianificazione sui vari materiali e le procedure che bisogna seguire per ottenere una corretta sanificazione.
Si rischia continuamente di avere i mezzi contaminati e di contagiare i lavoratori e le loro famiglie.
Non viene fornita la possibilità di sapere se i pazienti che vengono trasportati sono positivi o negativi con il rischio di un possibile contagio e di individuare il paziente coinvolto per poter tracciare una mappa di possibili contagiati.
Una situazione a dir poco allarmante che richiede immediati interventi.
L’Asl paga questi signori e deve realizzare un controllo ferreo sulle condizioni di lavoro di tutti quelli che lavorano nell’ambiente sanitario.
Sappiamo che spesso nei tempi passati tutto questo non è avvenuto per condizioni di promiscuità tra diversi soggetti, compresa ovviamente alla grande la cosiddetta politica.

Brindisi, 09 Aprile 2020

Per il Cobas Roberto Aprile

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