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La crisi va pagata da chi l’ha provocata! No allo sciopero del 6 Settembre della C.G.I.L.!

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La manovra governativa ha raggiunto il culmine dell’aggressione alle condizioni di vita e di lavoro dei salariati/e e delle fasce più disagiate della società: territori, beni comuni, salari, servizi sociali, salute e diritti sono tutti congiuntamente sotto un feroce attacco.

I tagli pesanti di salari, pensioni e servizi, il ricatto sempre più cinico sui diritti del lavoro, hanno una sola direzione: trasferire le risorse alla speculazione finanziaria per garantire impunità a chi la crisi l’ha provocata: la tassazione dei redditi non tocca i patrimoni e le grandi rendite finanziarie, mentre lotta all’evasione fiscale- si sa- è solo di bandiera. E intanto continuano buttano via i miliardi nella politica delle “grandi opere”, contro cui si battono le popolazioni. Mentre siamo noi a pagare la militarizzione del territorio come in Val Susa.

I bersagli su cui infierisce la manovra … per ora, ma non ci sono emendamenti che tengano.

  • I servizi pubblici e sociali, con i tagli delle risorse alle amministrazioni, incremento di tariffe e tasse, istituzione di super-ticket anche sul diritto alla salute; via libera alle privatizzazioni dei servizi sociali, nidi, materne, assistenza agli anziani, e alla vendita dei beni comuni, trasporti pubblici, municipalizzate, energia etc. Alla faccia di un referendum appena vinto dal popolo italiano contro la privatizzazione dell’acqua e dei servizi locali.
  • Le agevolazioni fiscali per le famiglie, spese sanitarie, mutui casa, istruzione dei figli;
  • Lavoro. La manovra è particormente disumana sul Pubblico Impiego: congelamento degli stipendi, blocco delle assunzioni, licenziamento dei precarie, ricatto sulla 13°.

Ma è sul Lavoro Privato che l’attacco ai diritti mira alla “soluzione finale”: diventa Legge la filosofiat di Marchionne, con la licenza di peggiorare tramite accordi aziendali i trattamenti garantiti dal Contratti Collettivi e perfino da leggi, con l’introduzione del licenziamento senza giusta causa e rimettendo le tutele sul posto di lavoro nelle mani dei sindacati complici.

E’ un disegno portato avanti non solo dal Governo e richiesto da Confindustria, ma anche avallato dalle centrali sindacali concertative: Cisl e Uil certamente in primo luogo, ma ci si dimentica che anche la Cgil ha firmato il famigerato Accordo del 28 giugno scorso, scoperchiando così il tombino della manovra governativa per quanto concerne i provvedimenti sul lavoro ?

Occorre oggi dire un NO secco. No a tutte le manovre che vogliono far pagare la crisi a chi ha sempre pagato. No a chi vuole perpetuare un sistema di governo basato sulla sopraffazione. No alla Confindustria e al padronato che vogliono totale licenza per licenziare e imporre un lavoro sempre più povero, umiliante e ricattato. No alle organizzazioni sindacali che continuano a concertare accordi che peggiorano vita e qualità del lavoro e negano democrazia e rappresentanza.

No a tutte quelle forze e mafie che impongono le opere di devastazione ambientale e sociale.

Lo sciopero Cgil del 6 settembre non va in questa direzione: convocato non per opporsi ma per emendare la manovra governativa, indetto in una non credibile data anticipata, sembra fatto per rappresentare e chiudere una lotta più che iniziarla.

Per questo -pur rispettando i lavoratori che sperano ancora in un ritorno al conflitto di quella organizzazione- i Cobas NON aderiscono.

Occorre costruire un fronte di opposizione di tutte le fasce sociali, i lavoratori, i pensionati, i precari, i disoccupati, i cittadini che si vedono progressivamente togliere salute e futuro, le popolazioni di quei territori che si vedono imporre, con la forza e la violenza del potere, opere di devastante impatto ambientale e di sopraffazione sociale.

IL 15 OTTOBRE è il momento di collegamento tra questo fronte e il movimento europeo contro la crisi , confluendo in una grande manifestazione nazionale, all’unisono con quelle internazionali delle “PIAZZE INDIGNATE” in direzione di un grande sciopero generale e sociale.

Confederazione COBAS