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Le proposte di Rivoluzione Civile e Ingroia

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Lotta al precariato, ripristino dell'art. 18, reddito minimo per i disoccupati. Sono alcune delle proposte “radicali” di Ingroia. Ma non è chiaro come verrà garantita la copertura finanziaria e i vincoli di bilancio

Quello di Rivoluzione Civile, il neonato movimento politico dell'ex pm Antonio Ingroia, è un programma economico all'insegna della tutela dello stato sociale e della lotta al precariato. Più vago sui modi di realizzarlo e di garantire la tenuta del bilancio pubblico.

ECONOMIA E FISCO

Il movimento parla di “un’Europa autonoma dai poteri finanziari” e si dichiara contrario al Fiscal Compact “che taglia di 47 miliardi l’anno per i prossimi venti anni la spesa, pesando sui lavoratori e sulle fasce deboli, distruggendo ogni diritto sociale, con la conseguenza di accentuare la crisi economica”.

La ristrutturazione del debito pubblico italiano deve essere affrontata con scelte economiche eque e radicali, finalizzate allo sviluppo, partendo dall’abbattimento dell’alto tasso degli interessi pagati.

LAVORO

In tema di lavoro la parola d'ordine è lotta al precariato. “Siamo per il contratto collettivo nazionale, per il ripristino dell’art. 18 e per una legge sulla rappresentanza e la democrazia nei luoghi di lavoro”, si legge nel programma. “Vogliamo creare occupazione attraverso investimenti in ricerca e sviluppo, politiche industriali che innovino l’apparato produttivo e la riconversione ecologica dell’economia”.

Altri punti importanti del programma sono l'introduzione di un reddito minimo per i disoccupati e l'aumento delle retribuzioni a partire dal recupero del fiscal drag e dalla detassazione delle tredicesime.

Si parla inoltre di difesa della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

SVILUPPO

Una parte del programma è dedicata allo sviluppo e al sostegno delle piccole e medie impresee delle attività artigianali e agricole.

Le imprese vanno innanzitutto liberate dal vincolo malavitoso e dalla burocrazia soffocante. Vanno premiate fiscalmente quelle che investono in ricerca, innovazione e creano occupazione a tempo indeterminato. Vanno infine valorizzate le eccellenze italiane dall’agricoltura, alla moda, al turismo, alla cultura, alla green economy.