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Le Province italiane: sul decreto legge Salva Italia sono state sollevate pesanti obiezioni di illegittimità costituzionale.

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a cura del Dr. Giuseppe Pietro Mancarella – Dottore Commercialista e Revisore Contabile

Sulle disposizioni contenute nell'articolo 23 del decreto legge Salva Italia sono state sollevate pesanti obiezioni di illegittimità costituzionale.

Le Costituzione stabilisce che la “Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato”. Le Province, in particolare, sono previste dalla Costituzione come enti di governo locale elettivi, dotati di un proprio territorio. Cambiare lo stato delle cose è possibile, ma è necessaria una legge di revisione costituzionale.

Eppure il Governo Monti è intervenuto in materia con una legge ordinaria, il famoso decreto legge “Salva Italia”, operando di fatto una vera e propria riforma costituzionale.

L'articolo 23 del decreto stabilisce, infatti, che spettano alla Provincia esclusivamente “le funzioni di indirizzo e di coordinamento delle attività dei Comuni nelle materie e nei limiti indicati con legge statale o regionale”; che lo Stato e le Regioni provvedono, entro il 31 dicembre prossimo, a trasferire ai Comuni o alla Regione le funzioni conferite alle Province dalla normativa vigente, nonché “le risorse umane, finanziarie e strumentali per l'esercizio delle funzioni trasferite”, lasciando alle Province solo il “necessario supporto di segreteria per l'operatività dei propri organi”. La norma, ancora, stabilisce che i Consigli provinciali sono formati da non più di dieci componenti eletti dai consigli dei Comuni, i quali fra loro eleggono il Presidente della Provincia. Per le Province i cui consigli dovrebbero essere rinnovati nel 2012, è previsto il commissariamento fino al 2013 e poi l'elezione con le nuove regole. A queste disposizioni si dovranno adeguare anche le Regioni a Statuto speciale, che hanno competenza primaria in tema di ordinamento degli enti locali.

La norma, con molta probabilità, sarà impugnata davanti alla Corte costituzionale delle Regioni.