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Nardò: incontro-dibattito del 6 giugno sull’alienazione parentale

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Perché la stampa locale, a parte qualche sporadica eccezione, ha cercato di boicottare, o quanto meno ha messo in ombra, la notizia dell’incontro-dibattito che si è svolto il 6 giugno u.s. a Nardò, al Chiostro dei Carmelitani, sull’Alienazione Parentale?
Eppure è stato un appuntamento importante, organizzato da noi dei COBAS P.I. Sanità, dove hanno preso parte l’On Veronica Giannone, della Commissione Bicamerale sull’infanzia e l’adolescenza; il dr. Andrea Mazzeo, psichiatra da sempre impegnato contro la Pas, e il giornalista Prof. Luigi Nanni.
In sala c’erano numerosi cittadini, direttamente interessati al problema.
In collegamento Skype è intervenuta Laura Massaro, una madre coraggiosa che ha lottato, e continua imperterrita a farlo, per nove anni contro quelle istituzioni che praticano l’alienazione parentale, nonostante la Corte di Cassazione ne abbia sancito il costrutto non-scientifico.
C’erano madri e nonni che da anni subiscono violenza istituzionale e provano dolori enormi. Ma finora nessun ministro di questa Repubblica e nessuna legge di questo Parlamento, ribadisco nonostante la pronuncia della Cassazione, ha voluto por mano contro un costrutto falso come la teoria di R. Gardner.
La mia domanda è:
perché si è voluto “occultare” argomenti così delicati e sensibili, che riguardano famiglie in difficoltà; madri separate che vengono maltrattate ed offese, oltre che da ex mariti e compagni, anche da alcuni Ctu, assistenti sociali e psicologi?
Il ruolo della stampa è quello d’informare, senza distinzione alcuna, tutti i cittadini.
Informare che si stava svolgendo un dibattito, non usuale per le nostre zone del Sud, dove si parlava di affidi; di una recente ordinanza della Corte di Cassazione che sancisce la non-scientificità della teoria della Pas? Di questo ufficiale medico americano, R. Gardner, morto poi suicida nel 2003, che addirittura nelle sue perizie – commissionate da molti padri violenti -riusciva a giustificare anche la pedofilia.
Questo incontro, se la carta stampata avesse fatto fino in fondo il suo dovere, sarebbe stato di grande aiuto e sostegno per molte famiglie. Per quelle madri che, da troppi anni, patiscono queste forme odiose di violenza da parte di alcune istituzioni. Madri che denunciano, ma non vengono ascoltate.
La stampa ha scelto di tacere davanti al dolore delle donne, dei nonni angosciati, e soprattutto dinnanzi ai diritti violati dei nostri figli e nipoti.
Per di più, nonostante il Comune di Nardò e la Provincia di Lecce abbiano dato il loro patrocinio, non si è vista l’ombra di nessun rappresentate al nostro incontro del 6 giugno.
Ma noi, come organizzazione sindacale COBAS del P.I. sanità, continueremo a difendere – replicando questi incontri in altre città della nostra provincia – le donne e i loro figli da un sistema perverso e misogino.
Da un concetto astratto, ritenuto inesistente e non riconosciuto dalla comunità scientifica mondiale, non inserito all’interno del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5) e non riconosciuto legalmente neanche nel nostro ordinamento giuridico.
Eppure resta ancora oggi un’accusa che perviene al giudice attraverso la perizia del Consulente Tecnico d’ufficio, nominato dal giudice stesso, che non può essere provata in forma concreta e comprovabile, e quindi non da prendere in considerazione. Un concetto teorico descritto solo sulla base di interpretazioni personali di colui o colei che avvia la perizia.

Maurizio Maccagnano,
sindacalista dissidente
dei COBAS P.I. Sanità

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