Ridurre le diocesi?…Libera Chiesa non in libero Stato
Nella concezione del primo Concordato del '29 lo Stato etico fascista raggiungeva un compromesso con lo Stato Vaticano-onniconfessionale, per porre fine, come si disse alla “questione romana”..
Si consacrò una simbiosi fra le due superiori entità, ma nel condominio sul territorio comune esclusa non era la concorrenza.
Fu previsto infatti per l' articolazione ecclesiale presente sul suolo italiano l'obbligo per il Vaticano di uniformare il numero delle diocesi (oltre 240) al numero delle province, all'epoca meno di 100.
Questo adempimento non fu mai “assolto” e nella stesura del nuovo Concordato, aggiornato nel 1984 col Governo Craxi, e' stato addirittura craxato…pardon, cassato.
Le parti cioè si sono garantite con il principio cavourriano, anch'esso aggiornato: autonoma la Chiesa in uno Stato che però mira a plasmare ” a sua immagine e somiglianza”, che resta targato col suo simbolo, il crocifisso e “chiamato” a donazioni costinianamente di terreni per la moltiplicazione delle parrocchie, a provvidenze o oboli da ogni luogo, “secondo i suoi bisogni” sacri per un regno che e' di questo mondo.
Naturalmente la “reciprocità, cioè scambio di interventi reciproci, rimane pia o a senso unico.
Dove allora i cittadini, credenti o non credenti, inseguire o invocare lo Stato, nell'aldilà?
L' articolo 7 della Costituzione qualifica gli ambiti di Stato e Chiesa “liberi e sovrani” con pari autonoma o ordinazione, solo che non è il solo che si cerca di ignorare, aggirare o stravolgere.
Giacomo Grippa (Salento)