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I Comuni del Salento si mobilitano per la dichiarazione di emergenza a tutela del diritto umano al clima

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I Cittadini del Salento mantengono i primi posti nella sottoscrizione, tra Lecce, Brindisi e Taranto, della Petizione nazionale di “dichiarazione dell’emergenza climatica”, partita da appena un mese e rivolta a Stato, Regioni e Comuni.
Contemporaneamente oltre settanta associazioni salentine hanno scritto a diverse amministrazioni, compresi i capoluoghi di Brindisi e Lecce, sollecitando iniziative di sensibilizzazione sul tema della crisi climatica e della importanza di tutelare il diritto umano al clima.
Le risposte non si sono fatte attendere.
Il primo ad annunciare la volontà di promuovere formalmente la priorità della tutela del diritto umano al clima è stato il Comune di Melendugno, in occasione della conferenza stampa presso la Camera dei deputati a Roma del 24 maggio scorso, in ragione della presenza sul proprio territorio della nuova infrastruttura fossile del gasdotto TAP.
Ma nel giro di pochi giorni, altre amministrazioni salentine si sono mobilitate. Prima Maglie, con delibera di Giunta del 29 maggio, e poi Torchiarolo, con voto consiliare unanime del 30 maggio.
I punti determinanti delle decisioni municipali, tutti ispirati all’applicazione dell’art. 118 della Costituzione italiana, sono otto:
1. dichiarare l’emergenza climatica per il proprio territorio, in termini di persistente violazione del diritto umano al clima dei propri Cittadini, come lesione presente e futura della loro salute e della salubrità del loro ambiente, a causa della volontà incostituzionale del Governo di non impedire nuove opere fossili e climalteranti;
2. fare propri i sei punti di istanze, sottoscritti dai Cittadini nella petizione nazionale dal titolo “Dichiarazione emergenza climatica”;
3. riconoscere lesiva del diritto umano al clima qualsiasi iniziativa, pubblica o privata, che ostacoli in qualsiasi modo l’abbandono definitivo della produzione e del consumo energetico fossile;
4. impegnarsi ad agire in tutti i modi, le sedi e le forme consentite dall’art. 118 della Costituzione italiana, affinché la tutela del diritto umano al clima diventi il parametro dell’interesse pubblico primario, prevalente e non bilanciabile di qualsiasi azione di governo, per il pieno conseguimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi del 2015, delle azioni temporali indicate dal “Report 2018” dell’IPCC dell’ONU, e dei SDGs dell’ONU al 2030;
5. appoggiare tutte le iniziative cittadine di rivendicazione del diritto umano al clima;
6. invitare tutte le istituzioni territoriali, a partire dalla Regione, a promuovere Conferenze territoriali popolari, per la promozione del diritto umano al clima come interesse pubblico prioritario delle politiche energetiche del territorio;
7. invitare il Governo a riformulare tutti i propri programmi di politica energetica e ambientale in funzione della prioritaria tutela del diritto umano al clima;
8. assumere tutte le dichiarazioni e gli impegni della presente delibera come adempimento del dovere costituzionale di solidarietà, sancito dall’art. 2 della Costituzione, e del dovere universale di difesa dei diritti umani della presente e delle future generazioni, richiesto dalla “Dichiarazione delle Nazione Unite sui difensori dei diritti umani”.
Nel mondo, sono ormai centinaia le Città che hanno adottato deliberazioni simili. Lo hanno fatto persino Stati e intere comunità territoriali, come Regno Unito, Scozia, Irlanda, Catalogna.
Come desumibile dall’Accordo di Parigi e dall’Agenda 2030 dell’ONU, il diritto umano al clima rappresenta il parametro indefettibile per coniugare lo sviluppo con il rispetto della giustizia sociale e intergenerazionale.
Tutte le iniziative di mobilitazione delle istituzioni territoriali sono ora censite dalla piattaforma globale on line “Cedamia” (“Climate Emergency Declaration and Mobilisation in Action”).

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