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Antonio Ingroia leader di Rivoluzione Civile: “No alla desistenza con il Pd. Berlusconi? E’ finito, il vero pericolo vero per l’Italia è Monti”

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Nessun patto di desistenza con il Pd, nessun timore nei confronti di Berlusconi perché “finito”, lotta al “vero pericolo” Mario Monti. Sono queste le linee guida di Antonio Ingroia tracciate durante la presentazione delle liste di Rivoluzione Civile. “Diciamo no alla desistenza, anche perché Pier Luigi Bersani non mi ha mai chiamato per chiedermela”, ha detto l'ex pm respingendo al mittente l'accusa secondo la quale senza desistenza si favorirebbe Silvio Berlusconi e sottolineando che il vero pericolo è Mario Monti

“Berlusconi non fa paura, il vero pericolo è Monti” – “A me l'ex premier – dice Ingroia – non fa paura perché è finito e non rappresenta più un pericolo. Non accetto che la figura di Berlusconi venga usata dal Pd come uno spauracchio. Gli italiani sono vaccinati. Il vero pericolo per noi è Mario Monti e la sua proposta politica perché può condizionare il centrosinistra che è già suo alleato. Se avessimo accettato il voto utile avremmo avvantaggiato il Professore e noi non vogliamo aiutarlo. Anche il Pd dovrà fare i conti con noi abbandonando – ha concluso Ingroia – le sue politiche liberiste”

Ingroia “chiude” a Bersani, “Pd responsabile del disastro”. Antonio Ingroia chiude a Pier Luigi Bersani e al Pd e Nichi Vendola apre a Mario Monti. Nel gioco delle alleanze in vista del voto di febbraio, il leader di Rivoluzione Civica ha deciso di escludere alleanze con chi ha sostenuto il governo tecnico. D'altra parte il governatore della Puglia apre un inatteso spiraglio al presidente del Consiglio. “Se Monti fa autocritica e corregge alcune delle sue controriforme è un fatto positivo. Con Monti si può costruire un compromesso importante. Noi – rileva il leader Sel – non siamo di fronte a giuramenti davanti a Dio e dobbiamo dare delle risposte in un momento drammatico, a fronte di un'Italia che non solo paga il prezzo dell'ubricatura berlusconiana ma anche dei provvedimenti del governo Monti”.

E' scontro tra Bersani e l'ex pm di Palermo. Ingroia ha sbattuto la porta al Pd dicendosi contrario ai “patti sottobanco, ai giochini che hanno ucciso la credibilità della politica nella prima e seconda Repubblica”. Per questo pure avendo “preso in considerazione la possibilità” di una desistenza con il Pd, esclude ogni ipotesi di “patti di desistenza con chi, come il Pd, ha sostenuto il governo Monti e porta sulle sue spalle questa responsabilità”. Ingroia attacca il partito di Bersani, “responsabile del disastro” provocato dal governo Monti. “Il Pd porta con sè – afferma l'ex pm e leader di Rivoluzione civile – la responsabilità politica del disastro provocato dal governo Monti, che ha scaricato la crisi sui ceti medi e bassi.

Hanno fatto gravissimi errori politici, Monti si è mosso in linea di continuità con Berlusconi”. Il leader del Pd dal canto suo ha criticato Ingroia per avere detto che Silvio Berlusconi non è un avversario. “Ingroia dice che Berlusconi non è avversario, questa è una novità. Per me l'avversario restano Berlusconi, il leghismo e il populismo”, ha chiarito. Il segretario Pd ha poi alluso al cosiddetto “voto utile”.

“Sappiamo che la battaglia si svolge così, vince chi arriva primo e in una logica di bipolarismo”, ha sottolineato, dunque “vorrei dire a Ingroia: 'Attenzione. Sono i progressisti e il Pd che possono costruire un'alternativa alla destra”. “Vedo Bersani in difficoltà. Evidentemente ci aveva sottovalutati e sta scoprendo ora dai sondaggi che ha in mano, che tanto piccoli non siamo. Lo dichiara Antonio Ingroia, candidato leader per la lista Rivoluzione civile, che aggiunge: “è paradossale che io debba ricevere da lui lezioni di antiberlusconismo” e sostiene: Bersani ora “finge di non capire”. “Gli ricordo – prosegue Ingroia rivolto al segretario del Pd – che se gli italiani hanno dovuto subire per 20 anni l'incubo berlusconiano è anche grazie al Pd e alla sua opposizione inesistente, a cominciare dalla legge sul conflitto di interessi che è la nostra priorità. Il Pd, dopo anni di desistenza parlamentare nei confronti di Berlusconi, ora inciucia con Monti, dopo averne sostenuto il governo fino a qualche settimana fa insieme al Cavaliere e noi in questa compagnia non vogliamo stare. Ora Bersani finge di non capire e gioca sull'equivoco. Certo che Berlusconi resta un avversario ma non costituisce più un pericolo, le sue chance di governare oggi sono nulle”.

Nervi tesi alla trasmissione Leader di Lucia Annunziata. Protagonista della serata è Antonio Ingroia contro cui il giornalista Alessandro Sallusti si scaglia con veemenza: “Sei un mascalzone, non puoi candidarti perché non ti sei dimesso da magistrato. Perché? Perché sei un mascalzone!”.

Guarda il video:

http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=5XuQCWgMNio

Parole alle quali il leader del movimento Rivoluzione Civile dapprima cerca di rispondere, poi annuncia che querelerà Sallusti e infine grida contro il giornalista che continua a punzecchiarlo: “Ancora? Non hai finito?”. 

Presentando le teste di lista, Ingroia annuncia che “da oggi inizia la Rivoluzione civile, la rivoluzione della società civile che cambierà l'Italia. Noi vogliamo fare la politica fuori dai giochini” e ribadisce che “non pensiamo nè ad accordi nè a patti sottobanco, anche perché la proposta di desistenza, non presentando le nostre liste al Senato, non è mai arrivata da Bersani, ce l'hanno chiesto personalità anche autorevoli ma non Bersani e poiché mentre io aspettavo una risposta dal segretario del Pd al mio appello a dialogare, Bersani incontrava in segreto Monti. Noi – insiste l'ex pm – siamo chiari e coerenti e siccome siamo contro chi ha portato l'Italia alla deriva non possiamo dimenticare che il Pd ha sostenuto il governo di Monti. Io non sono uomo di conflitti, ma del dialogo e pur essendo consapevole dei gravissimi errori politici del Pd gli ho lanciato un appello. Il Pd doveva venirci incontro, ma Bersani non si e' nemmeno degnato di rispondermi e continua ad inseguire Monti sul suo stesso piano, dicendo che non vuole la patrimoniale. Ora quella porta aperta al Pd, anche contro i calcoli elettoralistici, si è chiusa”, conclude Ingroia.