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Inps: contributi silenti o si continua a versare o si perdono!

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Negata la pensione a chi ha maturato, o iniziato a versare entro il 1992, 15 anni di contributi.

Esodati prima e contributi silenti poi.Due aspetti diversi, ma per certi versi molto simili stanno per scuotere i palazzi dell’INPS. Infatti, ben 7-8 milioni di italiani rischiano di rimanere senza pensione a causa dell’incremento da 15 a 20 anni dei contributi minimi da maturare per collocarsi a riposo. Le posizioni “silenti” sono difficili da decifrare, ma secondo le prime stime si parla di una falla da ben 10 miliardi di euro, a tanto ammontano quei contributi, che se l'INPS fosse costretta a restituire ai lavoratori rischierebbe il default. Un bel guaio per l’INPS, che fa emerge tutta la superficialità con cui è stata redatta la recente Riforma delle pensioni, più volte criticata. Intanto, Patronati e associazioni di liberi professionisti, da un lato, si apprestano ad avviare ricorsi all'INPS per la mancata restituzione delle ingenti somme; e, dall'altro, reclamano un intervento legislativo perché si consenta la ricongiunzione negata a chi, nella gestione separata, ha una contribuzione inferiore ai cinque anni.

Contributi silenti – Per contributi silenti s’intendono quei contributi versati da lavoratori in misura non sufficiente a garantire il diritto alla pensione. La questione, in particolare, trae le sue origini dall’ormai lontana Riforma delle pensioni del 1993, che concedeva a chi avesse versato almeno 15 anni di contributi entro il 1992 o a chi entro la stessa data avesse iniziato a versarli, di mantenere il requisito dei 15 anni di contribuzione. Ma a sconvolgere i piani di milioni di italiani ci ha pensato la recente riforma delle pensioni, targata Elsa Fornero, che ora di contributi ne richiede 20 anni (5 anni in più). A rischiare di più saranno donne, ex lavoratori autonomi, stagionali agricoli pagati con i voucher e professionisti con una vita lavorativa irregolare. I loro contributi, di fatto, rischiano di restare all'INPS. Cosa succede ora ai contributi versati finora? Bisogna continuare a pagare o i contributi versati vanno restituiti?

Cosa fare? – Intanto, il Direttore Generale dell’INPS, Mauro Nori, di restituzione dei contributi non ne vuol sentir parlare, poiché in caso di restituzione l’Istituto previdenziale rischierebbe il default, visto che stiamo parlando di ben 10 miliardi di euro. A questo punto rimangono solo due alternative: continuare a versare contributi per altri cinque anni oppure perdere i soldi versati.