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La Ministra Barbara Lezzi ha fissato un incontro per venerdì 20 luglio alle ore 10 presso l’aula 7 dell’edificio 6 di Studium 2000 per discutere del precariato e altre tematiche dell’Università del Salento.

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A seguito della lettera aperta, allegata in calce, da noi inviata alla Ministra per il Sud, Barbara Lezzi, la stessa Ministra ha dichiarato la sua disponibilità al confronto e, pertanto, è stato fissato un incontro in Ateneo per venerdì 20 luglio p.v. alle ore 10.00, presso l’aula 7 dell’edificio 6 di Studium 2000, per affrontare il tema del precariato della ricerca e le altre tematiche più rilevanti.
All’incontro parteciperà il Rettore dell’Università del Salento, Prof. Vincenzo Zara. Sono stati invitati anche i precari della ricerca, i docenti, i ricercatori, i lettori ed il personale tecnico-amministrativo.

Lettera aperta al Ministro per il Sud Barbara Lezzi

Gent.ma Onorevole Ministra,
l’occasione della Sua presenza nel nostro Ateneo, alla presentazione della nuova offerta formativa, fissata in data odierna, ci offre la possibilità di rappresentarLe le diverse criticità che affliggono il nostro Ateneo così come altri Atenei del Sud.
A cominciare dalla grave carenza di risorse finanziarie per poi passare al fenomeno del precariato della Ricerca e via di seguito.
Come adeguatamente riportato nel programma elettorale del Movimento 5 Stelle, cui Lei appartiene, l’Italia è il Paese che utilizza meno risorse in istruzione e in particolare nell’istruzione universitaria, in quanto la spesa corrisponde allo 0,3% del Pil, a fronte dello 0,8% della media UE, mentre, in riferimento alla spesa pubblica, il nostro Paese spende soltanto lo 0,7% rispetto all’1,6% della media UE.
Questa grave carenza di risorse si avverte in maniera ancora più rilevante nelle Università, come la nostra, che ricadono in un territorio economicamente svantaggiato e meno sviluppato.
Come riportato sempre nel programma elettorale lo Stato dovrebbe invece assicurare a tutti gli Atenei un finanziamento adeguato al loro funzionamento perché è da questo sistema che dipende lo sviluppo economico, culturale e sociale del Paese.
È assolutamente condivisibile, ed è ciò che chiediamo anche noi, la “visione di un sistema universitario equo, diffuso, sempre più accessibile e in continuo e costruttivo dialogo con la società e il territorio che lo circonda”.
È proprio in quest’ottica che l’Università del Salento sta promuovendo in questi ultimi anni un’offerta formativa che guardi alle esigenze e vocazioni del Territorio salentino ma che potrebbe rappresentare un’opportunità anche per dimensioni più ampie. E queste scelte andrebbero incoraggiate e premiate anche dal punto di vista finanziario.
Ci si attende che il Governo del cambiamento voglia davvero invertire la rotta degli ultimi anni incrementando le risorse finanziarie da destinare alla formazione e alla ricerca, perché è da qui che passa il progresso e il futuro dell’intero Paese.
Secondo un altro impegno elettorale “È prioritario ridefinire i criteri di finanziamento delle Università per abbattere la disparità di distribuzione delle risorse anche modificando il recente meccanismo basato sul potenziamento dell’incidenza del costo standard”.
Il Suo Governo sta già dimostrando di voler intraprendere una battaglia contro il fenomeno del precariato che offende la dignità dei lavoratori e che, in particolare, “ha reso inaccettabile la condizione dei lavoratori del mondo della ricerca”. Ma alcune misure appaiono ormai urgenti ed ineludibili.
Nel nostro Ateneo, come nel resto del Paese, centinaia di lavoratori precari della ricerca, che hanno dedicato anni della loro vita alla crescita delle Università e della ricerca italiana, una volta terminato l’iter previsto dalla legge Gelmini corrono il rischio di dover emigrare a causa della mancanza di risorse economiche adeguate e per la quasi totale assenza di turnover e di chances di stabilizzazione. Gli Atenei italiani invecchiano sempre più, mentre i giovani cervelli, in molti casi, fanno la fortuna di altri Paesi. Gli Atenei del Sud poi sono stati i più penalizzati, per una politica colpevole che mirava esattamente alla chiusura delle Università di provincia. Le Università meridionali hanno bisogno di un’inversione di tendenza, hanno diritto a nuovi importanti investimenti.
Occorre modificare la legge Gelmini, che ha precarizzato in modo drammatico il mondo della ricerca, ed introdurre il ruolo unico della docenza universitaria semplificando il pre-ruolo sia in termini di durata sia di tipologie presenti. Risulta pertanto condivisibile l’impegno del Suo Movimento ad abrogare la figura del Ricercatore a tempo determinato e reintrodurre quella a tempo indeterminato. Tuttavia nel contratto di governo non sembra esservi traccia di tale impegno.
Inoltre, assurda e inaccettabile risulta la disparità di trattamento tra Ricercatori universitari e Ricercatori degli Enti di Ricerca, sancita dalla legge Madia. A questa ingiustizia è tempo di porre rimedio garantendo ai Ricercatori delle Università pari dignità e prospettive di stabilizzazione.
Intendiamo poi dedicare una nota speciale ai Ricercatori a tempo determinato finanziati negli ultimi anni dalla Regione Puglia. Circa 40 lavoratori che chiedono a buon diritto la proroga biennale prevista dalla normativa vigente. Qualora la Regione Puglia optasse per nuovi bandi triennali di Ricercatore a tempo determinato, come sembra intenzionata a fare, contribuirebbe soltanto a creare ulteriore precariato, tradendo lo spirito originario della misura “FutureInResearch (FIR)”, ossia favorire il ricambio generazionale negli Atenei promuovendo anche lo sviluppo del territorio.
Pur trattandosi di una misura di competenza regionale, chiediamo a Lei, che ricopre la carica di Ministra per il Sud, di assumere l’impegno di intervenire, garantendo ai giovani ricercatori pugliesi meritevoli la possibilità di proseguire nelle loro ricerche e contribuire alla crescita del nostro territorio.
Una particolare attenzione, infine, va posta sulla condizione di vita e di lavoro del Personale tecnico amministrativo e dei Lettori di madrelingua.
I primi hanno retribuzioni che sfiorano la soglia di povertà, tra i più bassi del Pubblico impiego, e recentemente, dopo nove lunghi anni, hanno subìto un rinnovo contrattuale indegno, frutto del consociativismo e finalizzato unicamente al perseguimento di un consenso elettorale per fortuna non conseguito.
Occorre ridare dignità anche a questi lavoratori attraverso il miglioramento delle loro condizioni economiche e di lavoro e fornendo loro finalmente un nuovo ordinamento professionale che valorizzi le competenze acquisite e garantisca, insieme ad altri strumenti giuridici, le legittime aspirazioni di carriera.
I secondi rappresentano da sempre una categoria “in cerca di autore”. Ingiustamente inseriti tra il personale tecnico amministrativo non vedono neanche riconosciuto il loro ruolo e continuano a subire discriminazioni aspettando un contratto collettivo nazionale che non arriva mai per tutelare i loro diritti.
Onorevole Ministra,
questo è quanto in sintesi volevamo rappresentarLe e per la risoluzione di queste problematiche contiamo sul Suo personale impegno e sulla coerenza che il Governo del cambiamento vorrà dimostrare tenendo fede agli impegni programmatici assunti.
Grazie e buon lavoro.
Lecce, 13 luglio 2018

COBAS UNISALENTO