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Scegliere il principe. I consigli di Machiavelli al cittadino elettore

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Scegliere il principe, l’ultimo succoso libello di Maurizio Viroli, uno dei nostri più brillanti e noti teorici della politica, si propone una utilità pratica immediata: insegnare ai cittadini come scegliere responsabilmente un buon principe nella fiera selvaggia della politica italiana, un vespaio di ciarlatani, furfanti e imbroglioni, tra imbonitori di ogni cosa, venditori di fumo, cianfrusaglie e rottami, mercanti esotici e pifferai magici, guidati, per evitar le tagliole, in questo labirinto di inganni e frode, dai suggerimenti di un consigliere d’eccezione, il migliore sulla piazza, Niccolò Machiavelli. Tuttavia il succinto volumetto è molto di più che un semplice e pratico vademecum, un prontuario, pronto uso, per il voto. I suoi XVIII capitoli sono in realtà dei precetti per formare il buon cittadino -senza il quale di buoni principi non c’è l’ombra, e la cui presenza è essenziale garanzia contro le ombre lunghe di principi corrotti e di tiranni-, per educare gli uomini al vivere libero e alla virtù repubblicana. Un catechismo laico per imparare il difficile e faticoso ma quanto nobile, antico e alto mestiere di cittadino.

Cosa ne sa Machiavelli – Il realismo politico del buon senso: vota il meno peggio, l’ideale è altrove – Tocca con mano e guarda le mani, se giri la carta trovi il villano – I servi in Parlamento – Prima della politica la società, ora come allora

Cosa ne sa Machiavelli

Con tanti opinionisti, commentatori ed esperti può apparire idea bizzarra rivolgerci a Niccolò Machiavelli perché ci aiuti a scegliere bene il nostro principe, quando dobbiamo votare, e ci insegni ad essere cittadini saggi. Machiavelli […] non ha mai visto una repubblica democratica, ed è pure diventato famoso nel mondo per un’opera, Il Principe, nella quale non ha dato consigli ai cittadini, ma al principe. In realtà Machiavelli è l’uomo giusto. Conosceva e capiva la politica come pochi […] Di affari non capiva nulla; di amori se ne intendeva abbastanza. Ma sulla politica non aveva rivali. Era poi uomo d’imbeccabile onestà, virtù essenziale per un buon consigliere su questioni tanto importanti come quelle politiche. Prova della sua onestà era la sua povertà. Dopo aver servito il governo popolare di Firenze guidato da Pier Soderini per quattordici anni, e aver maneggiato enormi somme di denaro, si ritrovò, quando perse il suo incarico, più povero di prima […] Sappiamo per certo che amava la patria con tutto se stesso, e che per tutta la vita dedicò le sue migliori energie a difendere la libertà della sua Firenze e dell’Italia. Aveva anche lui, com’era giusto che avesse, interessi personali e ambizioni, che però non erano in contrasto con il bene comune. Questa è la garanzia migliore che da lui avremo ottimi suggerimenti […] Machiavelli ci appare dunque un consigliere competente, certamente del tutto disinteressato e che ha cuore il bene dell’Italia. Trovarne un altro con le stesse qualità è assai difficile. (pp. 3-6)

Il realismo politico del buon senso: vota il meno peggio, l’ideale è altrove

Machiavelli ha vissuto la fine della Repubblica fiorentina, la nascita e il consolidamento del regime dei Medici, il rafforzamento del dominio straniero sull’Italia. Da queste drammatiche esperienze ha ricavato preziosi insegnamenti di saggezza politica, primo fra tutti che quando i cittadini non sono più in grado di assolvere i loro doveri o perché sono pigri, o perché sono corrotti, o perché si ritengono troppo furbi, accade inevitabilmente che qualche uomo potente e scaltro si faccia signore e corrompa la libertà. Uno dei mezzi che abbiamo a disposizione per controllare i governanti, e far capire ai potenti che abbiamo a cuore il bene comune è il voto […] Non c’ è nessun candidato che ci convince del tutto o almeno in buona misura? Machiavelli ci viene in soccorso osservando che nessuno può credere di poter compiere scelte che non presentino inconvenienti o rischi, ma “pensi d’avere a prenderli tutti i dubbi; perché si trova questo nell’ordine delle cose, che mai si cerca di fuggire [evitare] uno inconveniente, che non s’incorra in un altro: ma la prudenza consiste in saper conoscere la qualità degli inconvenienti, e prendere il manco tristo [meno dannoso] per buono” ( Il Principe,XXI). Votiamo per il partito, o per il candidato, meno cattivo per metterci al riparo da disastri peggiori. (pp. 7-12)

Tocca con mano e guarda le mani, se volti la carta trovi il villano

[…] Quando scegliamo chi ci deve rappresentare e governare, non lasciamoci ingannare dalle apparenze e dalle parole, e cerchiamo di capire chi sono in realtà i candidati. Il problema è che spesso la grande maggioranza di noi si fida di quello che vede e ascolta, giudica agli occhi e non alle mani, per usare l’efficace espressione del nostro Consigliere: “gli uomini in universale [generale] giudicano più agli occhi che alle mani, perché tocca a vedere a ciascuno, a sentire a’ pochi. Ognuno vede quel che tu pari; pochi sentono quel che tu sei”. Ma giudicare agli occhi aggiunge Machiavelli, è proprio del volgo, non dei cittadini: “perché il vulgo ne va sempre preso con quello che pare , e con l’evento della cosa [apparenze]; e nel mondo non è se non vulgo” (Il Principe, XVIII). Se non vogliamo essere volgo, massa ignorante che i politici corrotti possono facilmente sedurre, ingannare e manipolare non dobbiamo giudicare agli occhi , ma alle mani […] Per giudicare alle mani, vale a dire capire che persona è, cosa pensa, e cosa vuol fare il politico che chiede il nostro voto, dovremmo essere in grado di vederlo da vicino, poter scrutare il suo volto, conoscere la sua storia, ricordare quello che ha fatto sia nella vita pubblica sia nella vita privata […] Quando parla di “giudicare alle mani”, non intende soltanto consigliarci di cercare con le nostri mani, toccando, la verità. Ci suggerisce anche di giudicare guardando alle mani dei politici, vale a dire a quello che hanno fatto e fanno, non a quello che dicono e come si mostrano. Non ci vuole molto tempo per prendere informazioni sulla carriera politica, sulle scelte pubbliche e sulla vita di un politico. Se non vogliamo farci lasciarci ingannare (ma Machiavelli ci avverte che molte persone sembrano provare piacere a essere ingannate), e se vogliamo scegliere un politico onesto e competente, non dobbiamo fare altro che sapere come si è comportato con i problemi seri […] Occorre un po’ di tempo e un po’ di fatica per conoscere il “cervello” di un politico, ma il nostro Consigliere ci ha insegnato i modi giusti per farlo. Se scegliamo male, rimpiangeremo di non avere dedicato più tempo per poter giudicare “alle mani”, come i cittadini saggi, e non “agli occhi” come il volgo. (pp. 11-18)

I servi in Parlamento

I servi e i cortigiani che si sono messi al servizio di un uomo per ottenere ricchezze, onori e privilegi meritano il massimo disprezzo. Un parlamento pieno d’individui siffatti approverà cattive leggi che soddisfano i loro interessi e gli interessi del loro signore. I servi non possono dunque rappresentare cittadini liberi e neppure proteggere la libertà repubblicana. Riconoscerli non è difficile: parlano in modo da compiacere il padrone e non perdono occasione per esprimere il loro disprezzo per i cittadini che amano il bene comune e il governo della legge […] Una delle ragioni principali della grandezza romana -scrive- era l’intelligenza dei cittadini che andavano a “trovare la virtù in qualunque casa abitasse” (Discorsi, III, 25). I cittadini dei suoi tempi avevano invece la dissennata abitudine di elevare agli onori pubblici “non gli uomini virtuosi, ma quegli che per ricchezze o per parentado hanno più grazia”. La conseguenza di questo modo di fare era, allora come oggi, che la repubblica si priva del consiglio dei migliori, subisce quello dei peggiori, e offende i migliori costringendoli a stare fuori dalla vita politica. (pp. 19-22)
Prima della politica la società, ora come allora
È dai costumi privati, prima ancora che dalle azioni dei principi che si vede la corruzione di una repubblica: “E veramente nelle città di Italia tutto quello che può essere corrotto e che può corrompere altri si raccozza: i giovani sono oziosi, i vecchi lascivi, e ogni età e piena di brutti costumi; a che le leggi buone, per essere da le cattive usanze guaste, non rimediano. Di qui nasce quella avarizia che si vede ne’ cittadini, e quello appetito, non di vera gloria, ma di vituperosi onori, dal quale dependono gli odi, le inimicizie, i dispareri, le sette; dalle quali nasce morti, esili, afflizioni de’ buoni, esaltazioni de’tristi”(Istorie, III, 5). (pp. 72-73)

Maurizio Viroli

Indice del volume

Premessa – I. Prendere il manco tristo per buono – II. I politici si giudicano guardando i fatti e non le apparenze– III. Di tutti i politici, i peggiori sono i servi – IV. Chi fa favori e promette la luna vuol dominare, anche se sembra buono – V. Sostenere uomini ricchi e potenti è da sciocchi – VI. Chi ha il potere da molti anni è un pericolo per la Repubblica – VII. La vera sicurezza è soltanto nella libertà e nelle leggi – VIII. I cittadini che hanno pubblici incarichi li devono assolvere con disciplina e onore – IX. Un popolo deve essere in grado di difendere la propria libertà – X. Non pagare le tasse è comportamento da folli (oltre che da disonesti) – XI. La saggezza del vivere consiste nella giusta armonia di gravità e leggerezza – XII. L’educazione nella famiglia è essenziale per la formazione del buon cittadino – XIII. Un popolo corrotto non può vivere libero – XIV. Il politico può allontanarsi dalla virtù soltanto in circostanze eccezionali – XV. Chi non capisce i tempi e gli uomini è destinato a perdere – XVI. Solo i politici saggi e onesti possono toccare la Costituzione – XVII. Il buon politico pone il bene comune al di sopra di tutto – XVIII. La vera priorità dell’Italia è la rinascita civile – Per ulteriori consigli.

Maurizio Viroli  Scegliere il principe Edizioni Laterza – 2013