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Taranto: ILVA assassina!

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Taranto di LAVORO SI MUORE : ALL'ILVA E IN TUTTA ITALIA LA STRAGE CONTINUA di seguito i comunicati Cobas e Comitato Cittadini Lavoratori Liberi e Pensanti.

Siamo per l’ennesima volta ad esprimere la rabbia ed il dolore per l’ennesimo omicidio sul lavoro in Ilva.Oggi si deve parlare di una fabbrica stragista che ammazza dentro e fuori: Già da quando è scoppiato il caso Ilva (e parliamo di soli sette mesi fa) contiamo già 3 morti e diversi feriti. E non vogliamo qui dimenticare tutte le morti (nello stesso periodo) di donne e uomini (troppo spesso in giovane età) e bambini causati dall’inquinamento ambientale provocato da questa azienda che su tragedie dei lavoratori e delle famiglie di questo territorio ci fa miliardi di profitto. E non bastano più scioperi che sanno sempre più di ritualità senza senso piuttosto che dire con chiarezza che questa fabbrica deve mettersi in regola su tutte le prescrizioni relative all’inquinamento ed al suo interno deve rispettare le norme  sulla sicurezza . Ma in questo territorio appare sempre più chiaro per quella azienda queste regole elementari non valgono. Ciò a causa di scelte politiche, sindacali e spesso istituzionale che sanno a dir poco di silente connivenza se non di palese complicità (come le inchieste giudiziarie stanno dimostrando). Tocca proseguire con sempre maggiore forza in fabbrica e fuori, il percorso iniziato il 2 agosto dello scorso quando lavoratori Ilva e cittadini si sono messi insieme rivendicando dal basso e senza delegare ad alcuno un lavoro sicuro ed ambiente pulito sottraendosi al ricatto occupazionale ed alla colonizzazione ed alla schiavitù cui hanno ridotto questo territorio Si può e si deve progettare un altro sviluppo economico che rispetti le peculiarità territoriali nel rispetto dell’ambiente e degli elementari diritti dei lavoratori a partire dalla sicurezza sul posto di lavoro. Questi obiettivi sono raggiungibili solo con un protagonismo ed un controllo popolare dal basso, senza delegare ad alcuno, che diventino scelte politiche e sindacali diametralmente opposte alle attuali, dunque spazzando via chi è a soldo ed al servizio di Riva nel nome dei suoi profitti. Per questo sono inaccettabili i decreti cosidetti salva-Ilva che invece va chiamato ammazza-Taranto, in quanto sta consentendo a Riva di fare straprofitti (ed ha pure la faccia di chiedere la cassa integrazione) continuando a produrre alla stragrande, che, peraltro significa continuare ad inquinare ed ammazzare in fabbrica e fuori. Così come restano inaccettabili sentenze come quella odierna del Tribunale che a poche ore dell’omicidio in Ilva riduceva la pena ai dirigenti della Thyssen.

ORA BASTA: CHI INQUINA ED AMMAZZA DEVE PAGARE!

La scrivente Organizzazione sindacale vuole infine esprimere tutta la propria solidarietà alla famiglia di Ciro Moccia e l’augurio di pronta guarigione ad Antonio Liti.

Taranto, 28 Febbraio 2013

                                Per COBAS del LAVORO PRIVATO

                                       Confederazione COBAS

                                           (Salvatore STASI)

 

Siamo costretti a denunciare l’ennesimo incidente mortale.In soli 4 mesi piangiamo il terzo operaio caduto sul posto di lavoro e l’ennesimo ferito grave che si aggiunge ad una lista ormai lunghissima di infortuni in un’azienda che ha sempre dichiarato di aver investito ingenti somme di denaro per garantire la sicurezza degli operai e che, invece, ha sempre avuto il profitto come unico obiettivo. Il luogo in cui è avvenuto l’incidente, la batteria 9, è tra gli impianti posti sotto sequestro dalla Magistratura a Luglio scorso. Nonostante il provvedimento, la batteria in questione come tutta l’area a caldo dello stabilimento non ha mai smesso di produrre anche grazie alla “legge salva-Ilva” che, successivamente e solo a parole, garantisce lavoro, salute, sicurezza e tutela ambientale ma che, in realtà, difende solo i profitti dell’azienda. Contrariamente a quanto dichiarato dal ministro Corrado Passera quest’oggi che afferma <>, la contrapposizione tra Magistratura e Stato e la mancanza di chiarezza da parte dell’azienda rende incerto il futuro degli operai che vivono, in prima persona, questa situazione ormai insostenibile. Prima il braccio duro dell’azienda e, successivamente, il decreto Salva-Ilva precludono la possibilità oggettiva di manutenzione, rifacimento e ammodernamento degli impianti, lasciandoli in marcia a scapito della sicurezza sul lavoro. Come da sempre avvenuto, non ultimi i casi di Claudio Marsella e Francesco Zaccaria, l’unica reazione dei sindacati è l’ormai rituale sciopero di 24 ore che costringerà, una volta terminato, gli operai di quel reparto a tornare sugli impianti incriminati senza sapere come prevenire incidenti analoghi. Sette mesi di denuncia e iniziative dimostrano che la famiglia Riva e lo stato italiano hanno reso un fabbrica, che sarebbe dovuta essere certezza di reddito per un’intera comunità, una fonte di morte per cittadini e per gli operai. A Taranto, o si muore per inquinamento o si muore in fabbrica per mancanza di sicurezza. Esprimiamo la nostra solidarietà alle famiglie degli operai coinvolti nell'incidente e ribadiamo, con forza, l’assoluta inefficacia di una legge che tutela gli interessi economici di una sola famiglia e la necessità di avviare una “Vertenza Taranto” che affronti e risolva le problematiche reali di una città intera.

Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti