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La fine della contrattazione nel Pubblico impiego. In arrivo il contratto nazionale quadro….

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Il Dipartimento della Funzione Pubblica con l’atto di indirizzo quadro all’Aran per la predisposizione di un accordo quadro in materia di sistema partecipativo sindacale, in attuazione dell’intesa del 3 Maggio 2012 sul lavoro pubblico (vedihttp://www.coordinamentorsu.it/doc/altri2013/2013_0214_aran1.pdf ),

unitamente alle varie modifiche portate al D. lgs n. 165 del 2001 negli ultimi anni, forniscono lo strumento per piegare i lavoratori e le lavoratrici ai tagli della spending review e a una revisione totale degli argomenti di contrattazione.

E’ in atto da anni un processo mirante alla distruzione di ogni elemento conflittuale all’interno della Pa, per ridurre ai minimi termini le materie oggetto di contrattazione escludendo le questioni rilevanti in materia di organizzazione dei servizi e del personale, per affermare l’imprimatur della flessibilità e della riduzione delle spese correnti che si traduce solo nella contrazione del potere di acquisto degli stipendi e nei tagli di servizi.

Quando si parla di processi di mobilità (ovvero in molti casi l’anticamera del licenziamento) del personale legati a percorsi di formazione e qualificazione professionale si tenta solo di indorare la pillola, questi corsi di formazione, che dovranno avere il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, CGIL, CISL e Uil e qualche sindacato autonomo, dovrebbero garantirela qualità del lavoro nell’Amministrazione di destinazione.

Se sei stato individuato come un esubero, non ti preoccupare noi ti formiamo perché un’altra Amministrazione, forse, ti prenda in carico. Quello che non dicono è che finito il periodo di mobilità, che prevede una retribuzione pari all’80%, cessa il rapporto di lavoro e sei licenziato.

Altra chicca all’interno dell’atto di indirizzo riguarda la trasparenza totale degli andamenti gestionali e finanziari degli Enti e delle amministrazioni, una pia illusione, basta vedere le continue variazioni di bilancio, la impossibilità di conoscere nel dettaglio la revisione dei capitoli di spesa, la illeggibilità dei documenti finanziari, gli atti accessibili solo se in possesso di codici di accesso e password per capire che lavoratori e cittadinanza intervengono solo su aspetti marginali e ininfluenti. L’obbligatorietà del ricorso a Consip e mercato elettronico per ogni fornitura di beni e servizi non solo non ridurrà le spese della P.A. ma getterà sul lastrico migliaia di piccole imprese, con inevitabili ricadute occupazionali. La tanto decantata partecipazione è solo funzionale a vendere una immagine (falsa) di trasparenza e democrazia.

L’atto di indirizzo è tutto incentrato sulla performance, sulla riduzione di spesa e sulla divisione delle materie di contrattazione, dopo anni di tentativi sono riusciti nel loro intento abolire la contrattazione in materia di organizzazione del lavoro, le Amministrazioni avranno mano libera.

La performance poi, lungi dall’accrescere i servizi, è servita a dividere il personale, ad aumentare le differenze (quasi ovunque c’è diretta proporzionalità tra valutazione e categoria) e a bloccare quei pochi incentivi economici esistenti, ad arrestare le progressioni economiche ed ogni incremento economico nella contrattazione decentrata (dopo avere bloccato sino al 2014 i contratti pubblici).

Nel citato accordo del 3 maggio 2012 si parlava di: razionalizzare e semplificare i sistemi di misurazione, valutazione e premialità nonché del ciclo della performance previsti dal decreto legislativo 150 del 2009 anche mediante il superamento del sistema della ripartizione dei dipendenti nelle fasce di merito di cui all’articolo 19,nell’atto di indirizzo non troviamo nulla di tutto questo anzi vi è un’ulteriore differenziazione con l’introduzione del criterio dell’eccellenza per una parte di lavoratori, non inferiore al 10%, da premiare con una maggiorazione del salario accessorio tra il 10% e il 30%.

In questi mesi si è passati dal diritto di consultazione delle Rsu al diritto di informazione su materie quali la organizzazione e disciplina degli uffici, sulle variazioni di personale e all’esame congiunto per quanto riguarda i rapporti di lavoro.

Poco importa che il diritto di informazione sia obbligatorio visto che la informazione non dà diritto a contrattare per entrare nel merito dei processi organizzativi, perfino su processi di mobilità ed esuberi la Funzione Pubblica limita il confronto con il sindacato stabilendo il fatidico limite dei 30 giorni, trascorsi i quali, esuberi e mobilità avvengono con o senza consenso sindacale.

La prossima tornata contrattuale recepirà questi cambiamenti legislativi (ormai al posto della contrattazione e dei contratti abbiamo i decreti legge con il silenzio  dei sindacati cosiddetti rappresentativi) ma l’indirizzo all’Aran serve per costruire un nuovo modello di relazioni sindacali che a detta della Funzione Pubblica “sostituirà , per le materie ivi regolate, i contratti collettivi in essere”.

Ma cosa cambia nel Pubblico impiego?

1.     la contrattazione collettiva si riduce alle sanzioni disciplinari, alla performance, alla valutazione delle prestazioni per la remunerazione del trattamento accessorio, alla mobilità e, udite udite, alle progressioni economiche che di fatto non portano alcun beneficio economico, bloccate dalla manovra correttiva di Tremonti del 2010;

2.     la materia riguardante l’organizzazione degli uffici viene esclusa dalla contrattazione collettiva;

3.     la contrattazione avviene nei limiti di bilancio e di spesa, in subordine all’accrescimento della efficienza e produttività dei servizi, i diritti collettivi e individuali sono ammessi solo se funzionali alla Pubblica amministrazione che in questi tempi sta tagliando salari, servizi e personale.

4.     i fondi della produttività collettiva sono in continua perdita/decurtazione, i contratti nazionali bloccati fino al 2014, la Corte dei Conti criminalizza, come al Comune di Firenze, i delegati Rsu mettendoli sotto inchiesta per avere sottoscritto accordi giudicati in antitesi alla riduzione delle spese;

5.     si prefigurano cessioni di rami di azienda con applicazione dell’articolo 2112 del codice civile, si annunciano processi di mobilità all’interno di tutti i comparti del Pubblico impiego e non più solo su base volontaria;

6.     si stabiliscono nuove disuguaglianze retributive, per esempio il decreto legge 95/2012, all’art 5, prevede che per una parte minima di personale , secondo i criteri meritocratici (ossia i punteggi riportati nella valutazione), sia destinataria di un trattamento accessorio maggiorato;

7.     l’esame congiunto tra sindacati e amministrazione è solo un escamotage per occultare la esclusione di importanti materie dalla contrattazione collettiva, del resto il verbale prodotto dall’esame congiunto non avrà alcuna natura negoziale come la Funzione Pubblica tiene a precisare;

8.     il sindacato viene chiamato in causa per avallare processi di riduzione del personale e delle spese, insomma se vuoi qualche aumento (pur irrisorio) al fondo della produttività devi accettare i piani di razionalizzazione e qualificazione della spesa che però non contengono mai  la  riduzione dei costi della politica, delle consulenze, degli apparati dirigenziali di vertice.

L’accordo quadro (definito CCNQ) che si prefigura deciderà a breve le materie demandate alle diverse forme di partecipazione, in attesa dei futuri rinnovi contrattuali.

Questo accordo quadro determinerà di fatto la fine della contrattazione decentrata nel Pubblico impiego. Questo stanno facendo Funzione Pubblica, Cgil Cisl, Uil e sindacati autonomi.

Ai lavoratori va bene anche questo?

COBAS PUBBLICO IMPIEGO